Un’indispensabile premessa
Mesi difficili. Per alcuni, mesi durissimi. Pensiamo in primo luogo a coloro che hanno perso la vita e ai loro cari, ma anche a chi ha perso il lavoro o come tutti ha dovuto fronteggiare angosce, lacerazioni e restrizioni. Tante cose sono drasticamente cambiate, quasi tutte in peggio. Tra queste anche la condizione della scuola, di chi ci lavora e di chi ci studia. È stata introdotta la cosiddetta “didattica” a distanza, o, secondo la sagace definizione della mamma di Elia, beniamino dei suoi compagni della 1 A delle Scienze Umane: la “didattica” della distanza… ammesso che di didattica si possa parlare, così lontana come è da una relazione diretta e autentica.
Come le ragazze e i ragazzi stanno vivendo questo periodo? Come hanno inteso la “didattica” a distanza, che molti chiamano ormai DAD? Sono queste le domande che tante e tanti insegnanti si sono posti e hanno rivolto alle loro classi, chiedendo di esprimere le loro risposte nelle modalità che prediligevano. L’idea di raccoglierle, invece, è venuta alla professoressa Di Bartolomeo, che si è prodigata particolarmente per questa iniziativa, cui si sono uniti anche i firmatari di questa premessa e cui hanno collaborato colleghe e colleghi di tutti gli indirizzi dell’Istituto, fornendo i materiali elaborati nelle proprie classi o il proprio.
Così esce questa raccolta. È una collezione di materiali molto eterogenei, anche in relazione alle età diverse e alle singole predilezioni per una forma di espressione o un’altra. Si divide in due parti: la prima raccoglie contributi di varia natura sul tema appena accennato, la seconda, invece, presenta lavori di studentesse e studenti che sono il risultato di progetti didattici svolti durante e nonostante la DAD.
Dalla larga maggioranza degli elaborati emergono preoccupazione, angoscia, paura, ma al contempo speranza, desiderio,determinazione di venir fuori da questo tunnel cupo. Tante le espressioni di ricerca del ritorno alla “normalità”, ma qua e là si è affacciato qualcosa di diverso: l’aspirazione a una vita migliore, più attenta al rispetto della natura e al contempo più solidale. Nei riguardi della “didattica” a distanza sono prevalse le note critiche: la sofferenza per la mancanza di relazioni dirette e autentiche, il dover comunicare attraverso una connessione, la maggior difficoltà di apprendere attraverso questa via.
Eppure non sono mancati anche degli apprezzamenti positivi: “stando tutti a casa l’inquinamento è diminuito”, “si può dormire un po’ di più la mattina”, si può stare seduti più comodamente”, “nessuno mi rimprovera se, mentre ascolto, mangio uno spuntino”, “a casa nessuno mi prende di mira o mi minaccia”.
In questi approcci, a ben vedere, emerge più che un elogio della DAD una insoddisfazione per aspetti più generali, come nel riferimento all’inquinamento, e per altri specifici della istituzione scuola per come è stata prima dell’emergenza del COVID-19. Quando il percorso per raggiungere il proprio istituto supera abbondantemente l’ora, si pone l’interrogativo se la scuola in generale offra a tutte e tutti le medesime opportunità per apprendere, si pone la questione di una maggiore diffusione sul territorio delle sedi scolastiche che, invece, tendono a concentrarsi sempre più. O anche: è così illegittimo pensare che a scuola possano esserci arredi più confortevoli? È davvero scandaloso se uno studente compostamente si rifocilla durante una lezione? Siamo davvero così convinti che psiche e soma, che mente e corpo, debbano essere separati e che la mortificazione del secondo giovi al sano sviluppo della prima? Da queste sollecitazioni giunge infine il desiderio di sottrarsi a prevaricazioni e prepotenze che ormai in tutte le scuole si manifestano. Sanissima aspirazione, ma osserviamo solo una cosa: a distanza non c’è solo la “didattica”, c’è anche il bullismo. Cyberbullismo si chiama e viaggia anch’esso su internet. E il primo modo per contrastarlo è lo sviluppo di quella solidarietà evocata più sopra.
Spunti positivi che abbiamo voluto estrarre dai contributi che studentesse e studenti hanno deciso di offrirci. La strada per la ricerca di una scuola radicalmente migliore è complessa, non si esaurisce in queste importanti sollecitazioni, ma non ne può prescindere. Anche questo alla fine può essere il senso della collezione che state per visitare.
Antonella Savio Federico Gattolin Gabriella Misuri Marina Di Bartolomeo
Prima parte – NEL TEMPO DEL COVID: STORIE, PENSIERI, EMOZIONI
Canzoni
Vite in quarantena
Slogan
Lettera da una professoressa